Perché Collepietre?

Si tratta di una riflessione in versi, priva, almeno nelle intenzioni, di tono e afflato idilliaco. I Colli (prima sezione; Iblei, dove sono nato, ed i traslochi vissuti), ma soprattutto Euganei, ai cui piedi abito: una sorta di pretesto per parlare di Natura, luogo del nostro abitare, ma anche delle fatiche, delle aspirazioni insite al nostro quotidiano procurare. I Colli Euganei, dove l’Abbazia di Praglia è, e diviene, matrice, pretesto, causa, occasione per scrivere.

Nella seconda sezione Le Pietre fa capolino il desiderio, vano a vacuo, di fare i conti con la res, la dura res, che spesso, come si evince alla medesima radice on la parola realtà, poniamo erroneamente come opposta, separata dal pensiero e dall’essere, mentre ne è consustanziale, inseparabile al nostro vivere, divenendo ragione e causa di interrogativi, non nuovi, ma senza risposta, tra i quali: perché le pietre ci sopravvivono? Di cosa ci parlano?

Nella terza sezione Le feroci estati, il gioco dello spazio, dei corpi che lo occupano, tanto nella vita del ricordo quanto nello sfarinarsi degli stessi, l’intento stabilizzatore insisto nelle pietre, si confrontano con la ricerca della stessa stabilità in ogni superfice che ci sorregge.

Salvatore Arcidiacono